Yearly Archives : 2014

Home2014

Locanda dei sapori: dare volto ad un Aroma

Ecco un nuovo ristorante che si affaccia nel mondo della creatività culinaria italiana. A guidare e dirigere il quartetto di giovani cuochi della locanda sono Daniele e sua moglie Laura.

Ho trascorso con loro alcuni giorni e  qui vedete alcuni scatti da me realizzati per comunicare questa nuova impresa della migliore tradizione gastronomica italiana. Sono stati momenti piacevoli, in compagnia dei due giovani imprenditori Daniele e Laura, che spinti da pura passione per la cucina hanno realizzato il loro sogno.

Come tutti i giovani Daniele è pieno di entusiasmo e contemporaneamente mostra timida cordialità, e da pochi giorni finalmente “patron” della sua locanda, Aroma.

L’esperienza con uno dei migliori chef italiani (Ristorante Vissani di Todi) fa maturare la tecnica e il concetto della sua cucina, così Daniele unisce nei sui piatti tradizione e innovazione, con moderna sensibilità lavora la materia prima con risultati inconsueti, lasciando riconoscere, nello stesso tempo, i sapori ed i profumi di cui abbiamo memoria.

Aroma è un piccolo locale, con una decina di tavoli, immerso nel verde della campagna umbra. Lo chef lo definisce come il luogo dove esprimere la propria filosofia di vita, il culto del buon cibo consumato in tranquillità,  in un ambiente che ne esalta il gusto. Concordo.

“La mia proposta culinaria segue le mie più profonde convinzioni professionali: ovviamente ingredienti genuini, con un’attenzione particolare al territorio cercando di recuperare piatti della tradizione, quelli che ci preparavano le nostre nonne, rivisitandoli in chiave moderna. Credo che la cucina debba essere ricerca ma anche conservarsi con i gesti della tradizione, quei gesti antichi che hanno reso la cucina italiana la più rinomata al mondo”.  Questo il concetto semplice che troverete nelle proposte di Daniele Guidantoni.

Fotografie di Claudio Bru

 

Progetto ExpoPhoto2015 Lishui, Cina.

Un’altra sfida da cogliere, un altro progetto da realizzare. Un impegno da mantenere.

Il progetto ExpoPhoto2015 prevede la realizzazione di un padiglione italiano di fotografia nella città di Lishui, Cina.

Sarà l’eccellenza della fotografia d’autore italiana in mostra. Nuovi talenti e linguaggi fotografici attuali illustreranno al meglio  e compiutamente il nostro Paese in Cina.

Una esibizione fotografica di quaranta autori, i migliori e i più significativi sul mercato per continuare a costruire il ponte di cultura e di conoscenza tra Italia e Cina.

In contemporanea con l’Expo Milano 2015,  ExpoPhoto2015 sarà un biglietto da visita della nostra Bella Italia per il popolo cinese, per incentivare l’attenzione e la partecipazione all’evento mondiale di Milano,  favorendo e sollecitando il turismo cinese verso le nostre regioni.

Made in Italy, cultura, storia e architettura delle nostre città saranno illustrate in quattrocento fotografie d’autore, dieci per ogni artista,  nella più grande mostra fotografica mai realizzata in Cina.

Metteremo in mostra l’attività e la passione racchiuse in una selezione pregevole della fotografia italiana e, contemporaneamente, valorizzeremo prodotti e servizi tipicamente italiani nel continente cinese.

ExpoPhoto2015 si configura come una missione culturale e nel contempo di business, vuole offrire opportunità e la conoscenza dei nostri prodotti  con possibili scambi commerciali anche per quei settori artigianali artistici e della piccola impresa che nessuna istituzione sostiene ed incentiva nel mercato più grande del mondo.

ExpoPhoto2015 sarà un esempio del “fare dal basso”, di semplicità, concretezza e  partecipazione, per contrastare il declino della nostra cultura e del nostro stile di vita, promuovendo il “genio italiano”.
www.expophoto2015.net

 

ladonna

Marketing digitale e identità visiva: le immagini sono contenuto.

di Alessandra Salimbene

Sembra che le aziende abbiano finalmente capito che senza un’attività di comunicazione e marketing non si può vivere e che, ormai, il marketing digitale – ovvero quello veicolato tramite il web, la posta elettronica, i social media – debba essere considerato il centro di ogni attività di comunicazione e promozione aziendale.

In questo orientamento ormai universalmente condiviso, si fa strada anche il concetto per il quale la miglior leva di creazione di valore on line sia proprio la pubblicazione di contenuti validi e originali on line. La logica della rete è quella della condivisione: io ti trasmetto la mia conoscenza, ti do qualcosa di utile (significativo, emozionante) e contemporaneamente tu inizi a conoscermi, a diventare mio amico. Il percorso logico è piuttosto semplice: se quel che mi dai è valido e coerente con ciò che proponi diventerai per me punto di riferimento della tua nicchia e quando avrò bisogno del tuo prodotto / servizio mi rivolgerò a te.

Va da sé, quindi, che per l’azienda che vuole avere una presenza on line efficace sia fondamentale iniziare a pensarsi come azienda editoriale, in grado di comunicare con contenuti validi ed efficaci le proprie competenze e, soprattutto, la propria personalità e la propria storia.

Ciò che va raccontato, infatti, non sono soltanto dati, approfondimenti e informazioni riguardanti prodotti e servizi. Le persone vanno coinvolte, emozionate e le persone vogliono sapere chi siamo, parlare con altre persone, sapere perché e come siamo arrivati dove siamo e come abbiamo costruito l’offerta che stiamo proponendo. E’ la nostra storia che ci rende diversi, e questo va raccontato.

Ma raccontare, on line, non significa solo parole: i mezzi digitali sono per definizione multimediali e la prima forma di multimedialità, la più efficace e fruibile, quella che arriva immediatamente all’obiettivo è proprio l’unione fra testo e immagine.

L’immagine ci consente di raccontare istantaneamente qualcosa: un pezzo della nostra storia, un luogo, un colore. Con l’atteggiamento stesso del nostro corpo possiamo ispirare istantaneamente fiducia o sospetto. L’immagine, abbinata alle parole, ci consente di raccontare storie, trasmettere emozioni e, soprattutto, diventare memorabili.

Fenomeni come le infografiche (schemi sintetici che uniscono dati e statistiche in riquadri grafici e illustrati) o i cosiddetti meme (le citazioni accompagnate da fotografie, che vengono condivisi spesso sui social) sono sintomo di questa esigenza, costante, di arricchire e rendere più rapida la trasmissione del contenuto quando si comunica on line.

L’immagine ha il compito di attirare, di contestualizzare, di identificare l’autore o il tema del contenuto stesso e di renderlo memorabile. Il testo può completare e scendere nei dettagli.

Le Puglie, storie di terre e di vini – di Anna Gennari

Il racconto di un viaggio alla scoperta della regione attraverso i suoi vini.

Andrea Zanfi, toscano, autore fervente di ben oltre 50 pubblicazioni, insignito di riconoscimenti nazionali, europei e mondiali, racconta il vino pugliese nel libro Le Puglie, storie di terre e di vini, edito dalla Salvietti & Barabuffi Editori. “Un incontro casuale ma immediatamente costruttivo”, un racconto delle Puglie tanto diverse che emozionano, un viaggio antico che dagli antichi territori di Dauni, Peucezi e Messapi prende piede in un turbinio di immagini, storie e vitigni. Dopo anni di riflessioni, accumulate percorrendo in lungo e in largo l’Italia – dalla Sicilia al Friuli, dal Piemonte alle Marche, dal Veneto alla Lombardia, alla sua Toscana – e visitando direttamente oltre un migliaio di aziende, Zanfi continua dunque nel suo viaggio indagatore nel comparto vitivinicolo italiano e giunge in terra di Puglia. Il suo è un meticoloso ritratto della viticoltura pugliese e sui suoi tre vitigni autoctoni più rappresentativi: il bizantino Negramaro, l’elegante Nero di Troia e l’impetuoso Primitivo di Manduria, attraverso 39 aziende, sparse su tutto il territorio. L ’opera si avvale non solo del racconto di viaggio vissuto dall’autore nella regione dei trulli, ma anche di un reportage fotografico, realizzato dal fotografo romano Claudio Brufola, che ha raccontato in maniera vivace, fresca, nuova, la vocazione vitivinicola del territorio e i luoghi della regione più interessati da questa produzione. Con il tatto di uno stile affermato, che distingue la sua fotografia, ha saputo far risplendere quello che purtroppo non sempre viene compreso: la bellezza. I mpreziosiscono il volume la copertina Aspetto Lei dell’artista enoica salentina Arianna Greco, la collaborazione di Pasquale Porcelli, consigliere nazionale dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) e quella di Vincenzo Rizzi in qualità di consulente gastronomico. Andrea Zanfi da diversi anni sta effettuando un lavoro attento e capillare, ricercando non solo la migliore produzione enologica della nostra penisola ma soprattutto gli aspetti culturali che regolano i complessi comparti vitivinicoli delle regioni italiane, andando a sondare non solo il presente e il possibile futuro del settore, ma anche le scelte e le iniziative di tutti quei vignaioli che hanno saputo porsi all’attenzione del mercato nazionale e internazionale. L e Puglie, storie di terre e vini è un libro di immagini, di viaggi e di incontri con i protagonisti dell’enogastronomia di questo splendido territorio baciato dal sole e lambito da due mari, e come lui stesso racconta nell’introduzione, torna in Puglia dopo quasi quarant’anni per andare a riscoprire una penisola immensa e tanto lunga da dar l’impressione di non finire mai, ma che continua a stupire.

Il suo, come narra l’autore, è un viaggio attraverso “terre ricche di natura fantasmagorica, decifrabili a fatica nel susseguirsi ininterrotto di elementi solo a prima vista uguali, e invece così diversi uno dall’altro, anche a pochi chilometri di distanza”. Zanfi racconta la Puglia attraverso i dialoghi con i protagonisti dell’enologia pugliese, con quei personaggi che lavorano ogni giorno con costanza e sudore per ottenere grandi risultati: dallo sperone fino al tacco, per incontrare il Mediterraneo, dalle cave di Apricena sino agli strapiombi rocciosi del profondo sud, dall’area di Noicattaro a quella di Rutigliano, da Adelfia a Polignano e Conversano, così come a Canosa e Cerignola, fino al tarantino, la Messapia.

E poi Foggia, il Colosso di Barletta, la magnificenza della Cattedrale di San Nicola pellegrino a Trani, la città di Troia, le mura di Lucera e le cantine di San Severo, abbracciando Castel del Monte e Minervino o il vecchio borgo di Bari fino ad arrivare a Santa Maria di Leuca. Un libro da leggere, da consultare, da tenere in biblioteca, da sfogliare e da gustare con gli occhi, ma anche la possibilità di vedere sul web le immagini in un video-racconto edito da eblu.it . Un nuovo ed importante tassello che consente a tutti i lettori, siano essi semplici appassionati o professionisti del mondo del vino, di avere una fotografia dettagliata del fermento enologico pugliese e dei suoi protagonisti. Da segnalare “Lands people wine” la raccolta di 34 scatti d’autore, tutti rigorosamente in bianco e nero, realizzati per il volume “Puglie, storie di terre e vini” da Claudio Brufola, in mostra a Eataly Roma dal 5 giugno al 31 agosto, in collaborazione con Agi, Agenzia Giornalistica Italiana. Immagini vere che raccontano le terre pugliesi e le persone che le trasformano attraverso la cultura millenaria dedicata alla viticultura, valorizzando questo splendido territorio, perché, come dice l’autore “Nel nostro Paese bello la storia si può vivere nel sapore rosso di un vino forte, nel profumo dell’erba tagliata, in un cielo eterno che ha mille anime da raccontare“.

Fotografia corporate e reputazione aziendale.

La fotografia aiuta ad aumentare la reputazione di una azienda? Se l’azienda tiene alla sua reputazione, si. Se l’azienda ha una reputazione, si. Se l’azienda ha persone che capiscono questo concetto, si.

Tutte le imprese utilizzano lo strumento di comunicazione  per immagini o visual communication, ma non tutte hanno la capacità  di portare risultati o lo fanno in modo efficace, alcune in modo inconsapevole, altre in modo decisamente errato.

La fotografia riproduce l’immagine del mondo declinandola in diversi modi con forza e violenza o con pacata delicatezza usando il gioco di chiaroscuri, come i pittori sanno fare, ma in modo ancora più approfondito.

Con l’immagine fotografica possiamo modificare la realtà o anche renderla migliore. Il linguaggio forte  che la fotografia ha non è quello descrittivo, ma evocativo. Una sola immagine, può raccontare anni di vita, storie di generazioni future. La capacità narrativa della fotografia ha efficacia comunicativa incredibile, che spesso supera la stessa parola scritta attribuendo ad essa un valore aggiunto e nel migliore dei casi sostituendosi ad esse.
Il potere contenuto in una foto, già notevole di per sé, nell’era del web odierno nel quale i contenuti sono infiniti e immediatamente disponibili, risulta addirittura amplificato, perché un’immagine lascia il segno e può più di mille parole scritte e non lette o scorse distrattamente, senza residui nella mente.

Velocità e poco tempo per l’informazione ci impongono che la percezione del messaggio deve essere immediato. Trasmettere sensazioni, concetti, stili di vita, prima di semplici dati che richiedono analisi e tempo a disposizione. Il ruolo dell’immagine è anche questo, cogliere mnemonicamente infiniti messaggi che come milioni di bit formano poi i concetti che fissiamo nella nostra coscienza visiva a supporto di idee e di ricordi o di speranze e sogni. La comunicazione di massa si fa con le immagini non con le parole.

La comunicazione è  sempre più in rete, la rete vuole trasparenza,  e cosa hai da mostrare se non la tua faccia ? Dunque pensa a come mostrare al meglio la tua faccia.

Una fotografia di qualità indirizza l’attenzione di chi osserva sul messaggio che l’autore intende comunicare, rafforzandone al tempo stesso la potenza espressiva e le potenzialità di diffusione virale. Il suo decente utilizzo nella comunicazione è indispensabile. Nella comunicazione aziendale non si può prescindere da questo strumento efficace e potente: l’immagine illustra l’identità di un’azienda, fondamentale per la sua comunicazione esterna, ne supporta la reputazione, ne fissa i canoni, ne esalta le qualità.

L’identità aziendale è ovviamente anche visiva e la fotografia ne è conferma e riassunto contemporaneamente, di ciò che l’azienda rappresenta ed è, il suo biglietto da visita e il luogo di riconoscimento, il post nella memoria del cliente.
Per cui la fotografia corporate deve trasmettere al meglio coerenza, uniformità, riconoscibilità di quella azienda .
La fotografia corporate è il marcatore visivo dell’azienda, l’immagine corporate trasmette i valori dell’azienda, ne descrive la mission e ne esalta la reputazione raccontandone la strategia, con un messaggio “trasparente” per tutti coloro che la vogliono conoscere.

Per cui affidarsi ad una fotografia di qualità è doveroso per un’azienda che vuole essere riconosciuta come positiva, trasparente, affidabile o semplicemente farsi “ricordare” e che voglia affermare, da leader,  la sua esistenza in mercati sempre più veloci e digitali.
La collaborazione con esperti fotografi e specialisti dell’immagine per la comunicazione aziendale è un investimento imprescindibile per un’azienda 3.0.

Il linguaggio universale nell’era della globalizzazione sono le immagini, le fotografie sanno farsi capire, parlano a tutti, a prescindere dalla lingua, dalla razza, dai luoghi.

Nell’attuale panorama della comunicazione il considerare la fotografia come elemento secondario o peggio quale orpello comunicativo non è solo un errore di strategia o di interpretazione, è un errore simile a quello che potrebbe compiere una specie che non si evolve, è un errore genetico, una involuzione della “specie aziendale”.

Le parole anche in questo contesto servono a ben poco, solo un’immagine racconta la sua potenza comunicativa in modo efficace. Provare per credere.

 

 

meme_paolina

Fotografia, tra arte e comunicazione

È vero, un’immagine vale mille parole.

Tocchiamo con mano tutti i giorni sui social network l’importanza che rivestono la fotografia, l’immagine nella comunicazione.

I numeri di quante fotografie vengono postate su i social network sono impressionanti, ma a guardare bene sono solo bit sparsi che poco hanno a che fare con la cultura fotografica, con racconti fotografici, con espressione artistica.

La fotografia è un modo di rappresentare o evocare aspetti della vita, uno stile di pensiero, una disciplina tra arte e comunicazione adatta per interpretare il mondo che ti circonda, pieno di verità e di menzogne, come la fotografia stessa. Molto si potrebbe aggiungere nel declinare questa disciplina sia in forma artistica che come semplice professione.Vero è che, per comunicare con efficacia, l’immagine non può essere decorativa e va scelta con cura, deve essere rilevante, esplicativa, evocativa e soprattutto catturare l’attenzione.

L’attenzione poi potremmo spostarla sul tema di come utilizzare la fotografia, un uso dell’immagine in modo diverso dai tradizionali stili, deve essere nei pensieri e nella pratica di chi cerca nuovi modi di comunicare, nuovi modi di trasmettere informazioni importanti, soprattutto che lascino il segno.

Fotografare significa appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere“, diceva Susan Sontag, nulla di più esatto parlando di conoscenza, perché sapere è anche potere.

Di citazione in citazione, per porre attenzione su altro aspetto che aiuta a capire cosa vi sia nelle categorie fotografiche, viene bene ricordare ciò cha Adams concentrava in una semplice espressione, “Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene“. Qui cogliamo un concentrato della questione che è a monte di discussioni attuali su ruolo ed il significato di fotografia. Esistono ancora pubblicazioni che, non per individuare le date di realizzazione, ma per semplice ignoranza nel saper leggere un’immagine, appongono una bella e forbita didascalia sotto sminuendo così la carica creativa e artistica di una immagine. Mai visto una mostra di pittura dove sotto un quadro ci sia la spiegazione critica dell’opera, segno che ancora l’espressione fotografica appartenga alle arti minori a detta di molti, non considerando che recentemente la fotografia è entrata prepotentemente nei santuari della vendita all’asta di patrimoni artistici come Sothesby’s; basta vedere le quotazioni della stampa di Edward Weston’s “Two Schells” venduta la scorsa primavera per la cifra di 533.000 dollari.

“In fondo la fotografia è un modo più sbrigativo per fare una scultura” affermava Robert Mapplethorpe la cui mostra “La perfezione nella Forma” fu esposta a Firenze nel 2009 nella galleria dell’Accademia, accostando queste opere ai capolavori di Michelangelo.

Ma questa è un’altra storia.

10353506_636275459792809_631810617973202470_o

“Lands people wine” dal 5 giugno a Eataly Roma.

In collaborazione con Agi, Agenzia Giornalistica Italiana,  la mostra fotografica di Claudio Brufola a Eataly Roma. i 34 scatti d’autore, tutti rigorosamente in bianco e nero, dal 5 giugno al 31 agosto.

Lands people wine” è una raccolta di fotografie d’autore realizzate per il volume “Puglie, storie di terre e vini”. Immagini che raccontano le terre pugliesi e le persone che le trasformano attraverso la cultura millenaria dedicata alla viticultura valorizzando questo splendido territorio.

Un racconto fotografico che descrive e valorizza la storia di tanti imprenditori con la vocazione di produrre eccellenze rispettando i luoghi ed il territorio di questa meravigliosa regione.

Il reportage è un diario di viaggio, di incontri con i protagonisti dell’enogastronomia pugliese, di questo territorio baciato dal sole e lambito da due mari, una penisola immensa e lunga da dar l’impressione di non finire mai.

Negli scatti dell’autore ciò che colpisce è la capacità di rendere vive le emozioni delle tante storie stratificate nelle campagne e nei territori pugliesi. Un dialogo intenso e carico di emozioni che Claudio Brufola ha saputo instaurare tra la cultura del vino, i suoi protagonisti e quella dei beni ambientali ed architettonici di Puglia.

Uno sguardo originale e creativo, quello dell’autore, che coglie con maestria le passioni, i successi delle tante genti dedite a produrre ottimi vini e che giustamente sono rappresentate soggettivamente in bellissime immagini, tutte rigorosamente in bianco e nero.

Nel nostro Paese bello la storia si può vivere nel sapore rosso di un vino forte, nel profumo dell’erba tagliata, in un cielo eterno che ha mille anime da raccontare“.

Un saggio che evoca sentimenti positivi carichi di storia, di tradizioni, con immagini raffinate e dal denso significato visuale, che danno volto e anima ai vitigni autoctoni come il Negramaro, il Nero di Troia, il Primitivo.

Un sogno ad occhi aperti che la luce bellissima e particolare di Puglia ha offerto all’autore per realizzare questo viaggio raccontato attraverso mille volti che riflettono culture millenarie e innovazioni recenti.

Per cui luci ed ombre per disegnare le perle dell’enogastronomia, paradisiache visioni di bellezze naturali uniche, che fanno da compendio a tutto il racconto fotografico, evocate perfettamente in queste immagini.

Un racconto che oltrepassa la semplice raffigurazione, molto bello e significativo, fuori dai soliti clichè che mostrano sempre la solita bottiglia o bicchiere in mano, mortificando l’immagine di questo mondo tutto ancora da valorizzare.

Un patrimonio, quello dell’universo dei vini di Puglia, raccontato in maniera vivace, fresca, nuova da Claudio Brufola. Con il tatto di uno stile affermato, che distingue la sua fotografia, ha saputo far risplendere quello che purtroppo non sempre viene compreso: la bellezza.

landspeoplewine

Le Puglie, storie di terre e vini è un racconto affascinante sulla viticoltura pugliese, rappresentata dai tre vitigni autoctoni, Negramaro, Nero di Troia e Primitivo di Manduria, e attraverso 39 aziende, sparse su tutto il territorio, che hanno aderito al progetto. Progetto composito che si avvale non solo del racconto di viaggio vissuto dall’autore nella regione dei trulli, ma anche di un reportage fotografico, realizzato dal fotografo romano Claudio Brufola, che descrive e valorizza la vocazione vitivinicola del territorio e i luoghi della regione più interessati da questa produzione. Le Puglie, storie di terre e vini è un libro di racconti, di viaggi e di incontri con i protagonisti dell’enogastronomia di questo splendido territorio baciato dal sole e lambito da due mari. Andrea Zanfi, come lui stesso racconta nell’introduzione, torna in Puglia dopo quasi quarant’anni per andare a riscoprire una penisola immensa e tanto lunga da dar l’impressione di non finire mai. Il suo, come scrive, è un viaggio attraverso “terre ricche di natura fantasmagorica, decifrabili a fatica nel susseguirsi ininterrotto di elementi solo a prima vista uguali, e invece così diversi uno dall’altro, anche a pochi chilometri di distanza”. Lo scrittore racconta il suo viaggio attraverso gli incontri con i protagonisti dell’enologia pugliese, con quei personaggi che lavorano ogni giorno con costanza e sudore per ottenere grandi risultati: dallo sperone fino al tacco, per incontrare il Mediterraneo, dalle cave di Apricena sino agli strapiombi rocciosi del profondo sud, dall’area di Noicattaro a quella di Rutigliano, da Adelfia a Polignano e Conversano, così come a Canossa e Cerignola, fino al tarantino e al Gargano. E poi Foggia, il Colosso di Barletta, la magnificenza della Cattedrale di San Nicola pellegrino a Trani, la città di Troia, le mura di Lucera e le cantine di San Severo, abbracciando Castel del Monte e Minervino o il vecchio borgo di Bari fino ad arrivare a Santa Maria di Leuca. Quello in Puglia è un viaggio che non sembra arrivare mai alla sua fine, ma che nonostante questo continua a stupire.

Claudio Brufola autore della mostra “Ombre cinesi in movimento”

Qual è stato il suo primo impatto con la Cina? Cosa la affascina di più in quei luoghi?

Nell’immaginario collettivo la Cina ha due possibili visioni, una data dalle numerose comunità di cinesi che vivono nel nostro paese, l’altra dalla conoscenza documentaria che ognuno di noi ha della realtà cinese che i media illustrano. Bene, nessuna delle due rende l’idea di questo incredibile ed affascinante “continente”. Del mio primo viaggio in Cina, la frase che meglio definisce il mio stato d’animo e’ “un paese meraviglioso e contraddittorio”. La Cina di oggi offre nei suoi aspetti visibili al turista, al viaggiatore, la sua millenaria cultura e nel contempo la sua voglia di riscatto economico. Mostra, con una forza dirompente di una civiltà sopita e mai piegata, la possibilità di essere un paese leader nel prossimo futuro. Il fascino della Cina risiede innanzitutto nei suoi giovani, motivati e determinati, nelle donne che acquistano sempre di più un ruolo fondamentale nella società, ma sopratutto nei tanti adolescenti che liberi di apprendere e di conoscere, saranno una classe dirigente davvero formidabile.

Sicuramente, nel corso dei sui viaggi, avrà avuto la possibilità di cogliere i mille volti di questo Paese, ma c’è, tra gli scatti che propone in “Ombre cinesi in movimento” uno, in particolare, che rappresenta la sua immagine interiore della Cina?

In verità ve ne sono più di uno, ma diciamo che dovendo selezionare ricordo con particolare interesse uno scatto effettuato nelle vicinanze di Lishui, nella provincia dello Zhejiang. Città moderna e produttiva che ha saputo coniugare sviluppo e progresso, mantenendo gli aspetti millenari di un paese dove il tempo scorre in modo completamente diverso dai nostri canoni di misura. In un villaggio sulle rive di un lago, una comunità di pescatori vive la sua tranquilla esistenza nel rispetto della natura e dell’uomo, dove gli anziani mostrano, in un giorno qualunque, serenità giocando a domino. Non ricordo chi affermasse che la felicità di un popolo si misura da quella degli anziani e dei bambini; bene, allora questo popolo e’ a metà strada nella ricerca della felicità.

Perchè proprio “Ombre cinesi in movimento” come titolo della sua collezione?

Come può immaginare, il titolo del monografico lo ha deciso il mio direttore dopo aver visionato il servizio, ma ritengo che la sua decisione sia ineccepibile e molto attinente allo spirito del mio lavoro in Cina. Credo che facendo un parallelo tra l’antica arte delle ombre cinesi, immobili e riflesse, e l’attuale sviluppo economico della Cina di oggi, dobbiamo prendere atto che si preparano ad un cambiamento radicale; le vedremo presto su di una ribalta ben illuminata, a colori e tridimensionali, come del resto il popolo cinese dimostra di essere: un popolo decisamente in movimento.

Si dice che in Cina l’inquinamento renda le città, soprattutto le metropoli, quasi sempre nebbiose, come ricoperte da una cappa di fumo; lei, in quanto fotografo, ha notato una luce particolare che, in qualche modo, ha influenzato i suoi scatti?

In fotografia e’ la luce che determina lo scatto, nel senso che ne determina l’ambientazione. Il tipo di luce, per un reporter non e’ fondamentale, ma sei tu che ti devi adattare a quel tipo di luce e sfruttarla al meglio, “piegarla alle tue necessità “, immaginare il taglio dell’inquadratura, realizzare lo scatto elaborando le tue conoscenze della situazione e del posto in cui sei. Spesso non hai l’opportunità di tornare a ripetere le riprese o rivisitare quei luoghi per mancanza di tempo.
Per cui devi rendere al meglio in qualsiasi situazione, anche di luce. Detto questo posso dire che prima di incamminarti per la tua giornata di lavoro confronti il servizio meteo con i tuoi appunti e decidi quale luce, quale atmosfera meglio si adatta ai luoghi che vuoi mostrare, allo stato d’animo che vuoi trasmettere, alla storia che vuoi raccontare attraverso le tue esperienze. Beijing, come tutte le megalopoli, soffre di un inquinamento pazzesco, ma ci sono anche giornate ventose che rendono il sole visibile ed il cielo azzurro, ma in generale la luce è filtrata da una nebbiolina persistente che rende l’atmosfera ovattata e rarefatta.

Parliamo della foto di Piazza Tian’anmen: la scelta di un’atmosfera cosi’ nebbiosa e’ casuale oppure attentamente studiata per veicolare il ricordo dei terribili avvenimenti che nel 1989 insanguinarono quel posto?

Come accennavo, prima di incamminarmi vedo le previsioni meteo, e così feci quel giorno. La mia intenzione era di mostrare piazza Tienanmen poco percepibile quasi in penombra, un po’ in oblio come lo è per gran parte dei cinesi. Non volevo rendere l’immagine della piazza sfavillante come la vediamo nelle parate militari, ma neppure “noire'” come nei nostri ricordi di occidentali di quei tragici giorni. A vent’anni di distanza avrei voluto mostrarla oggettivamente come è nello spirito e nella volontà della maggioranza dei cinesi oggi, appunto come un ricordo nebbioso e sfumato delle loro coscienze.

Nella sezione “I Mille Volti della Cina” lei presenta scatti di persone cinesi in situazioni di vita quotidiana. Aveva già in mente quali sarebbero stati i Volti della Cina che avrebbe voluto rappresentare oppure e’ stata una scoperta casuale? In sostanza, è stato lei a cercare i suoi soggetti o sono stati loro a trovare lei?

La professione del reporter, se fatta con passione, ha delle regole a cui non puoi sottrarti. Per realizzare un lavoro devi prepararlo prima con ricerche ed idee che poi confronterai ovviamente sul posto. Non volevo raccontare questa piccola parte di Cina in maniera iconoclastica. Mi sono lasciato contaminare da ciò che appariva ai miei occhi, senza applicare preconcetti e sovrastrutture che appartengono al nostro modo di vedere, altrimenti si rischia di essere parziali e di parte. Ripeto, l’idea che avevo era frutto delle mie superficiali conoscenze che si sono imbattute in centinaia di storie da raccontare. Una per tutte: il vecchio Lou che ha combattuto molti anni al fianco di Mao ora vive gli ultimi anni della sua vita sereno, con la sua umile famiglia, ed espone con orgoglio foto e medaglia del Partito sulla parete di legno della sua casa, a ricordo di tutta la sua intera esistenza. Non potrà mai immaginare, che tra la merce polverosa esposta da un rigattiere di Beijing c’e’ un quadro con il ritratto di Mao Tze-Tung che si vende ormai come souvenir per qualche nostalgico turista. In questa professione non ci sono soggetti, ma storie reali che racconti, che saranno poi, per sempre parte della tua vita, della tua storia.

Molte sue foto rappresentano una Cina che sembra lontanissima nel tempo, ancora strettamente legata alle sue tradizioni e alla sua storia e forse poco conosciuta a noi occidentali. Secondo lei, cosa e’ rimasto effettivamente di quel paese tanto distante da noi?

Sinceramente dal punto di vista quantitativo non moltissimo, ma molto ancora per la qualita’ dei luoghi.Forse per come si sono formate le coscienze e le culture dei singoli, che possiamo ancora rivivere aspetti tradizionali e antichi usi comuni. Comunque, ora molte amministrazioni locali sono molto attente a mantenere intatte le risorse anche naturali che racchiudono in se  la storia del popolo cinese.

Noi occidentali, mediamente, abbiamo una percezione ed una conoscenza della Cina che si basa sui prodotti a basso costo dei mercatini rionali, o dei ristorantini delle chinatown sparse per il mondo, o nelle ipotesi migliori dai racconti di Marco Polo. La cultura e la tradizione popolare cinese in moltissime province, fuori dalle grandi metropoli e’ ancora molto viva. Ricordo durante un mio viaggio verso il nord ho potuto assistere ad uno spettacolo teatrale che si svolgeva sulla piazza di un villaggio di poche anime, portato la da una compagnia itinerante di tutto rispetto, e raccontava ancora le gesta di un qualche imperatore, tra i sedici della dinastia Ming. Questi giovani attori riescono ancora a stupire e ad attrarre centinaia di spettatori recitando la storia millenaria di questo paese; del resto come si dice, un paese che non ha memoria del suo passato non ha neanche un futuro. A tal proposito, non riesco ad immaginare una compagnia teatrale  che rappresenti con successo il Giulio Cesare in qualche paesino dell’Irpinia.

Alessandra Spalletta

Visualizza la gallery con le fotografie della mostra

http://www.agichina24.it/l-intervista/notizie/autore-delle-foto-della-mostra-ombre-cinesi-in-movimento