Monthly Archives : June 2014

Fotografia corporate e reputazione aziendale.

La fotografia aiuta ad aumentare la reputazione di una azienda? Se l’azienda tiene alla sua reputazione, si. Se l’azienda ha una reputazione, si. Se l’azienda ha persone che capiscono questo concetto, si.

Tutte le imprese utilizzano lo strumento di comunicazione  per immagini o visual communication, ma non tutte hanno la capacità  di portare risultati o lo fanno in modo efficace, alcune in modo inconsapevole, altre in modo decisamente errato.

La fotografia riproduce l’immagine del mondo declinandola in diversi modi con forza e violenza o con pacata delicatezza usando il gioco di chiaroscuri, come i pittori sanno fare, ma in modo ancora più approfondito.

Con l’immagine fotografica possiamo modificare la realtà o anche renderla migliore. Il linguaggio forte  che la fotografia ha non è quello descrittivo, ma evocativo. Una sola immagine, può raccontare anni di vita, storie di generazioni future. La capacità narrativa della fotografia ha efficacia comunicativa incredibile, che spesso supera la stessa parola scritta attribuendo ad essa un valore aggiunto e nel migliore dei casi sostituendosi ad esse.
Il potere contenuto in una foto, già notevole di per sé, nell’era del web odierno nel quale i contenuti sono infiniti e immediatamente disponibili, risulta addirittura amplificato, perché un’immagine lascia il segno e può più di mille parole scritte e non lette o scorse distrattamente, senza residui nella mente.

Velocità e poco tempo per l’informazione ci impongono che la percezione del messaggio deve essere immediato. Trasmettere sensazioni, concetti, stili di vita, prima di semplici dati che richiedono analisi e tempo a disposizione. Il ruolo dell’immagine è anche questo, cogliere mnemonicamente infiniti messaggi che come milioni di bit formano poi i concetti che fissiamo nella nostra coscienza visiva a supporto di idee e di ricordi o di speranze e sogni. La comunicazione di massa si fa con le immagini non con le parole.

La comunicazione è  sempre più in rete, la rete vuole trasparenza,  e cosa hai da mostrare se non la tua faccia ? Dunque pensa a come mostrare al meglio la tua faccia.

Una fotografia di qualità indirizza l’attenzione di chi osserva sul messaggio che l’autore intende comunicare, rafforzandone al tempo stesso la potenza espressiva e le potenzialità di diffusione virale. Il suo decente utilizzo nella comunicazione è indispensabile. Nella comunicazione aziendale non si può prescindere da questo strumento efficace e potente: l’immagine illustra l’identità di un’azienda, fondamentale per la sua comunicazione esterna, ne supporta la reputazione, ne fissa i canoni, ne esalta le qualità.

L’identità aziendale è ovviamente anche visiva e la fotografia ne è conferma e riassunto contemporaneamente, di ciò che l’azienda rappresenta ed è, il suo biglietto da visita e il luogo di riconoscimento, il post nella memoria del cliente.
Per cui la fotografia corporate deve trasmettere al meglio coerenza, uniformità, riconoscibilità di quella azienda .
La fotografia corporate è il marcatore visivo dell’azienda, l’immagine corporate trasmette i valori dell’azienda, ne descrive la mission e ne esalta la reputazione raccontandone la strategia, con un messaggio “trasparente” per tutti coloro che la vogliono conoscere.

Per cui affidarsi ad una fotografia di qualità è doveroso per un’azienda che vuole essere riconosciuta come positiva, trasparente, affidabile o semplicemente farsi “ricordare” e che voglia affermare, da leader,  la sua esistenza in mercati sempre più veloci e digitali.
La collaborazione con esperti fotografi e specialisti dell’immagine per la comunicazione aziendale è un investimento imprescindibile per un’azienda 3.0.

Il linguaggio universale nell’era della globalizzazione sono le immagini, le fotografie sanno farsi capire, parlano a tutti, a prescindere dalla lingua, dalla razza, dai luoghi.

Nell’attuale panorama della comunicazione il considerare la fotografia come elemento secondario o peggio quale orpello comunicativo non è solo un errore di strategia o di interpretazione, è un errore simile a quello che potrebbe compiere una specie che non si evolve, è un errore genetico, una involuzione della “specie aziendale”.

Le parole anche in questo contesto servono a ben poco, solo un’immagine racconta la sua potenza comunicativa in modo efficace. Provare per credere.

 

 

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Fotografia, tra arte e comunicazione

È vero, un’immagine vale mille parole.

Tocchiamo con mano tutti i giorni sui social network l’importanza che rivestono la fotografia, l’immagine nella comunicazione.

I numeri di quante fotografie vengono postate su i social network sono impressionanti, ma a guardare bene sono solo bit sparsi che poco hanno a che fare con la cultura fotografica, con racconti fotografici, con espressione artistica.

La fotografia è un modo di rappresentare o evocare aspetti della vita, uno stile di pensiero, una disciplina tra arte e comunicazione adatta per interpretare il mondo che ti circonda, pieno di verità e di menzogne, come la fotografia stessa. Molto si potrebbe aggiungere nel declinare questa disciplina sia in forma artistica che come semplice professione.Vero è che, per comunicare con efficacia, l’immagine non può essere decorativa e va scelta con cura, deve essere rilevante, esplicativa, evocativa e soprattutto catturare l’attenzione.

L’attenzione poi potremmo spostarla sul tema di come utilizzare la fotografia, un uso dell’immagine in modo diverso dai tradizionali stili, deve essere nei pensieri e nella pratica di chi cerca nuovi modi di comunicare, nuovi modi di trasmettere informazioni importanti, soprattutto che lascino il segno.

Fotografare significa appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere“, diceva Susan Sontag, nulla di più esatto parlando di conoscenza, perché sapere è anche potere.

Di citazione in citazione, per porre attenzione su altro aspetto che aiuta a capire cosa vi sia nelle categorie fotografiche, viene bene ricordare ciò cha Adams concentrava in una semplice espressione, “Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene“. Qui cogliamo un concentrato della questione che è a monte di discussioni attuali su ruolo ed il significato di fotografia. Esistono ancora pubblicazioni che, non per individuare le date di realizzazione, ma per semplice ignoranza nel saper leggere un’immagine, appongono una bella e forbita didascalia sotto sminuendo così la carica creativa e artistica di una immagine. Mai visto una mostra di pittura dove sotto un quadro ci sia la spiegazione critica dell’opera, segno che ancora l’espressione fotografica appartenga alle arti minori a detta di molti, non considerando che recentemente la fotografia è entrata prepotentemente nei santuari della vendita all’asta di patrimoni artistici come Sothesby’s; basta vedere le quotazioni della stampa di Edward Weston’s “Two Schells” venduta la scorsa primavera per la cifra di 533.000 dollari.

“In fondo la fotografia è un modo più sbrigativo per fare una scultura” affermava Robert Mapplethorpe la cui mostra “La perfezione nella Forma” fu esposta a Firenze nel 2009 nella galleria dell’Accademia, accostando queste opere ai capolavori di Michelangelo.

Ma questa è un’altra storia.

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“Lands people wine” dal 5 giugno a Eataly Roma.

In collaborazione con Agi, Agenzia Giornalistica Italiana,  la mostra fotografica di Claudio Brufola a Eataly Roma. i 34 scatti d’autore, tutti rigorosamente in bianco e nero, dal 5 giugno al 31 agosto.

Lands people wine” è una raccolta di fotografie d’autore realizzate per il volume “Puglie, storie di terre e vini”. Immagini che raccontano le terre pugliesi e le persone che le trasformano attraverso la cultura millenaria dedicata alla viticultura valorizzando questo splendido territorio.

Un racconto fotografico che descrive e valorizza la storia di tanti imprenditori con la vocazione di produrre eccellenze rispettando i luoghi ed il territorio di questa meravigliosa regione.

Il reportage è un diario di viaggio, di incontri con i protagonisti dell’enogastronomia pugliese, di questo territorio baciato dal sole e lambito da due mari, una penisola immensa e lunga da dar l’impressione di non finire mai.

Negli scatti dell’autore ciò che colpisce è la capacità di rendere vive le emozioni delle tante storie stratificate nelle campagne e nei territori pugliesi. Un dialogo intenso e carico di emozioni che Claudio Brufola ha saputo instaurare tra la cultura del vino, i suoi protagonisti e quella dei beni ambientali ed architettonici di Puglia.

Uno sguardo originale e creativo, quello dell’autore, che coglie con maestria le passioni, i successi delle tante genti dedite a produrre ottimi vini e che giustamente sono rappresentate soggettivamente in bellissime immagini, tutte rigorosamente in bianco e nero.

Nel nostro Paese bello la storia si può vivere nel sapore rosso di un vino forte, nel profumo dell’erba tagliata, in un cielo eterno che ha mille anime da raccontare“.

Un saggio che evoca sentimenti positivi carichi di storia, di tradizioni, con immagini raffinate e dal denso significato visuale, che danno volto e anima ai vitigni autoctoni come il Negramaro, il Nero di Troia, il Primitivo.

Un sogno ad occhi aperti che la luce bellissima e particolare di Puglia ha offerto all’autore per realizzare questo viaggio raccontato attraverso mille volti che riflettono culture millenarie e innovazioni recenti.

Per cui luci ed ombre per disegnare le perle dell’enogastronomia, paradisiache visioni di bellezze naturali uniche, che fanno da compendio a tutto il racconto fotografico, evocate perfettamente in queste immagini.

Un racconto che oltrepassa la semplice raffigurazione, molto bello e significativo, fuori dai soliti clichè che mostrano sempre la solita bottiglia o bicchiere in mano, mortificando l’immagine di questo mondo tutto ancora da valorizzare.

Un patrimonio, quello dell’universo dei vini di Puglia, raccontato in maniera vivace, fresca, nuova da Claudio Brufola. Con il tatto di uno stile affermato, che distingue la sua fotografia, ha saputo far risplendere quello che purtroppo non sempre viene compreso: la bellezza.

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Le Puglie, storie di terre e vini è un racconto affascinante sulla viticoltura pugliese, rappresentata dai tre vitigni autoctoni, Negramaro, Nero di Troia e Primitivo di Manduria, e attraverso 39 aziende, sparse su tutto il territorio, che hanno aderito al progetto. Progetto composito che si avvale non solo del racconto di viaggio vissuto dall’autore nella regione dei trulli, ma anche di un reportage fotografico, realizzato dal fotografo romano Claudio Brufola, che descrive e valorizza la vocazione vitivinicola del territorio e i luoghi della regione più interessati da questa produzione. Le Puglie, storie di terre e vini è un libro di racconti, di viaggi e di incontri con i protagonisti dell’enogastronomia di questo splendido territorio baciato dal sole e lambito da due mari. Andrea Zanfi, come lui stesso racconta nell’introduzione, torna in Puglia dopo quasi quarant’anni per andare a riscoprire una penisola immensa e tanto lunga da dar l’impressione di non finire mai. Il suo, come scrive, è un viaggio attraverso “terre ricche di natura fantasmagorica, decifrabili a fatica nel susseguirsi ininterrotto di elementi solo a prima vista uguali, e invece così diversi uno dall’altro, anche a pochi chilometri di distanza”. Lo scrittore racconta il suo viaggio attraverso gli incontri con i protagonisti dell’enologia pugliese, con quei personaggi che lavorano ogni giorno con costanza e sudore per ottenere grandi risultati: dallo sperone fino al tacco, per incontrare il Mediterraneo, dalle cave di Apricena sino agli strapiombi rocciosi del profondo sud, dall’area di Noicattaro a quella di Rutigliano, da Adelfia a Polignano e Conversano, così come a Canossa e Cerignola, fino al tarantino e al Gargano. E poi Foggia, il Colosso di Barletta, la magnificenza della Cattedrale di San Nicola pellegrino a Trani, la città di Troia, le mura di Lucera e le cantine di San Severo, abbracciando Castel del Monte e Minervino o il vecchio borgo di Bari fino ad arrivare a Santa Maria di Leuca. Quello in Puglia è un viaggio che non sembra arrivare mai alla sua fine, ma che nonostante questo continua a stupire.