Divagazioni su libertà e parola
Facebook tra molti demeriti indubbiamente ha anche molti meriti, come l’istantaneità delle notizie o la possibilità di avere “amici” in ogni parte del mondo.
Questo è notevole, apre possibilità infinite di conoscenza: altre culture, altre tradizioni, altri fusi orari.
Tra le varie amicizie virtuali con cui scambio opinioni e pensieri c’è un ingegnere iracheno, una donna, credo di circa trentacinque anni, che mi ha descritto il suo Paese con immenso amore, facendomi apprezzare l’antica cultura persiana e mostrandomi la sua rabbia contro questo manto nero di proibizionismo e oscurantismo arabo estraneo alla loro civiltà. Del resto la Persia, oggi Iran, fu anche la culla della nostra civiltà, l’origine di noi europei.
L’Iran vive un’ imposizione religiosa e culturale, subita e forse in parte anche voluta dagli iracheni.
Dunque una pseudo religiosità che pesa sulla quotidianità della gente ed in particolare delle donne, che si sentono schiave a casa loro e che subiscono l’imposizione di costumi non propri e di comportamenti restrittivi alla propria libertà sia di pensiero che di azione. Un passo indietro e contro la libertà femminile che vessata la rende succube alla delirante egemonia maschilista.
Prima di dormire sono solito leggere qualche pagina e avevo tra le mani “La manomissione delle Parole” del grande Gianrico Carofiglio che apre queste 146 pagine citando G.K. Chesterton:
“Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi: i bambini già sanno che esistono. Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.”
L’autore afferma che ” Le parole servono a comunicare e raccontare storie. Ma anche a produrre trasformazioni e cambiare la realtà. Quando se ne fa un uso sciatto e inconsapevole o se ne manipolano deliberatamente i significati, l’effetto è il logoramento e la perdita di senso”.
Egli prende in modo arbitrario alcune parole per gioco, come vergogna, giustizia, ribellione e bellezza lasciando per ultima quella che esprime la più umana, pericolosa, nobile ed eroica fra le dimensioni umane: scelta.
Ecco, immediatamente al solo leggere questa parola mi sovviene l’ultima discussione sul ruolo delle donne in Iran e in tante altre parti del mondo, poi rifletto sul fatto che ha numerosi sinonimi e nessun contrario.
Dire, o raccontare, e scegliere sono azioni che hanno una similitudine straordinaria, come la parola definisce il mondo cosi la nostra scelta lo cambia.
Dovremmo poter tutti scegliere come nascere, come vivere e morire. “Le politiche della paura, le culture dell’esclusione, etnica, culturale, sociale e della sopraffazione mascherate sotto il velo di principi etici e religiosi o di fittizie identità nazionali contraddicono quella stessa idea di libertà cui a volte dicono di ispirarsi. Esse violano il principio dell’autonomie delle persone, intese come soggetti capaci di scegliere, e naturalmente titolari del diritto di scegliere.”
Volendo definire scelta attraverso i suoi contrari direi che scelta è il contrario di rinuncia, di conformismo, di vigliaccheria, di vergogna, di indifferenza.
Fate la vostra scelta.
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Le foto a corredo di questo articolo sono state scattate nel 2008 ad Algeri.