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Foto di stock o foto su commissione?

Un paio di giorni fa ho avuto il piacere di incontrare un imprenditore del commercio che mi ha chiamata per una consulenza di marketing per il proprio punto vendita.
Un bellissimo negozio, recentemente ristrutturato, ben organizzato dal punto di vista del retail design (magari un po’ meno per la comunicazione in store, ma su questo lavoreremo) con un gradevolissimo impatto estetico.
In queste prime sessioni è mia abitudine partire con un’attività di analisi che consente a me e al mio staff di scattare un’istantanea dell’azienda, verifica e chiarisce gli obiettivi imprenditoriali del committente e ci consente di fare una pianificazione strategica realmente efficace per la comunicazione, il marketing e la formazione del personale.
Con il mio iPhone ho scattato qualche immagine del negozio da inserire nel dossier dell’azienda e come promemoria per la relazione d’analisi.
Noto subito che su una parete del punto vendita è stata dipinta una gigantografia di una foto modificata raffigurante una ragazza con gli occhiali: mi è facile riconoscere il soggetto perché si tratta di una delle modelle più utilizzate tra le immagini con occhiali di Istock Photo, anche noi l’abbiamo utilizzata in alcuni casi. Archivio l’informazione e la dimentico, lieta di aver dato indicazione ai miei grafici di non utilizzare più questo soggetto troppo inflazionato.
A fine riunione, mi avvio verso la stazione e faccio il mio solito solito sopralluogo a vedere i negozi dei concorrenti diretti del cliente.
Con una certa sorpresa, il primo che incontro mostra in vetrina una locandina con una promozionale il cui soggetto è la stessa modella già citata. Sorrido e penso… ecco il tema del mio prossimo articolo. [prosegue sotto le foto]
[caption id="attachment_3109" align="alignnone" width="814"]Foto tratta da un servizio per una campagna legata a un Evento a tema "Vacanze Romane" (Foto Claudio Bru) Foto tratta da un servizio per una campagna legata a un Evento a tema “Vacanze Romane” (Foto Claudio Bru)[/caption] [caption id="attachment_3112" align="alignnone" width="536"]Una foto Stock, molto utilizzata che ritrae proprio la modella citata nel pezzo. Mai vista in giro? Una foto Stock, molto utilizzata che ritrae proprio la modella citata nel pezzo. Mai vista in giro?[/caption]
Per chi non lo sapesse, le foto di Stock sono foto che si possono acquistare da agenzie di immagini, ormai quasi sempre tramite portali specializzati, e normalmente forniscono fotografie professionali, con un carattere abbastanza generico da poter essere utilizzato per adattarsi a varie tipologie di messaggi. Senza dubbio si tratta di una grandissima comodità, quando non si ha tempo e budget per ingaggiare un fotografo consentono rapidamente di ottenere immagini di buon livello professionale, a costi ragionevoli, senza “rubare” il lavoro di nessuno (perché lo sapete, vero, che usare le foto prese da internet per la propria comunicazione non è cosa proprio proprio lecita?).
Ma se si vogliono utilizzare immagini veramente efficaci, coinvolgenti, emotive, bisognerebbe sempre lavorare con un fotografo professionista e “studiare” l’immagine come si studia il resto del messaggio.
Lungi da me la demonizzazione delle immagini di Stock, che tuttora in agenzia utilizziamo, ma bisognerebbe avere qualche accortezza nel chiedersi quando utilizzare l’una e quando l’altra.
Se devo fare una campagna estemporanea, veloce, con pochi supporti di comunicazione che saranno esposti per un piccolo periodo di tempo, forse l’immagine di Stock è la miglior cosa (almeno per prodotti di consumo, se siete su prodotti di lusso o comunque di costo elevato questa opzione non dovrebbe mai essere considerata).
Ma se devo scegliere un’immagine che mi rappresenti nel tempo, come ad esempio una foto istituzionale, oppure un’immagine d’arredo (come in questo caso), o ancora l’immagine istituzionale di un bisognerebbe pensarci due volte.
La fotografia per la comunicazione d’impresa oggi più che mai deve raccontare, farsi ricordare, attirare l’attenzione, far conoscere e rendere familiare chi c’è dietro: persone, aziende, professionisti.
CINA, CHINA

Hangzhou ti amo

Verrà inaugurata lunedì 20 aprile al Palazzo Delle Stelline in Corso Magenta a Milano, la mostra fotografica “Hangzhou ti amo” organizzata in collaborazione dalla municipalità della città di Hangzhou, l’Ente del Turismo ed Eblu Comunicazione.

“Hangzhou ti amo” è il racconto fotografico del viaggio nella città di Hangzhou di quattro fotografi italiani, Vito Gallo, Rosellina Garbo, Antonello Nusca e Leonardo Salvemini nell’ambito del progetto ExpoPhoto 2015.

Hangzhou, Capitale della provincia dello Zhejiang, è situata lungo la sponda del fiume Qjantang e presso l’estremità meridionale del grande canale Beijing-Hangzhou. E’ una delle sette capitali antiche della Cina.

Il reportage è pensato per raccontare l’esperienza di viaggio tramite le emozioni dei protagonisti. I fotografi non sono solo osservatori, ma vivono e respirano – come novelli Marco Polo – la scoperta di un mondo totalmente diverso in cui hanno avuto modo di immergersi e che hanno potuto respirare profondamente. Un’esperienza di viaggio e un’esperienza di gruppo che ha reso il reportage una vera e propria opera corale dove la medesima esperienza vive e si racconta – completandosi – attraverso diversi sguardi, diversi stili fotografici che raccontano all’unisono.

 “ExpoPhoto 2015  nasce dalla convinzione profonda che l’arte, la bellezza, l’immagine, attraverso la fotografia d’autore, possano essere un salvacondotto ideale per raccontare l’eccellenza italiana nel mondo”.

“Con questa iniziativa Eblu Comunicazione ha voluto mettere a frutto la conoscenza della Cina e i rapporti che in tanti anni abbiamo instaurato in questo incredibile e lontanissimo Paese per costruire un ponte culturale tra Italia e Cina. La fotografia è il linguaggio della conoscenza e della civiltà raccontata in una lingua universale che tutti comprendono. Noi riteniamo che possa aprire le porte alle eccellenze italiane per essere conosciute anche in questi territori così lontani, affamati di bellezza, di stile, di cultura e di qualità”.

La mostra fotografica “Hangzhou ti amo” rimarrà, al Palazzo delle Stelline, fino al 26 aprile. Verrà poi esposta ad Expo 2015 di Milano all’interno del Padiglione Cinese Wanke Theme, per poi volare in Cina e chiudere virtualmente il cerchio di ExpoPhoto 2015.

ExpoPhoto 2015  ha inoltre in programma, a novembre prossimo, la realizzazione del Padiglione della Fotografia Italiana portando a Pechino, poi a Lishui e ad Hangzhou altri 50 fotografi italiani selezionati tra i migliori del nostro Paese che avranno il compito di raccontare l’Italia, la nostra bellezza e la nostra arte, accompagnati, in questo caso, da una delegazione di aziende d’eccellenza Made in Italy, presentando se stesse proprio attraverso questo passaporto speciale di emozioni, arte e cultura.

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Se vuoi partecipare a ExpoPhoto 2015 con la tua azienda o proporti per essere tra i 50 fotografi che esporranno a Llisiu e Hangzhou, contattaci utilizzando l’apposito modulo.

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Un po’ d’amore e un po’ di shopping experience

Un po’ d’amore e un po’ di shopping experience

Il punto di vista di marketing sul nostro evento di San Valentino
di Alessandra Salimbene – http://www.thepersonalbrandingcoach.net

(il punto di vista del fotografo, è qui)

Non potevo, quest’anno, non dedicare un post proprio alla festa dell’amore, che molto ha a che fare con il marketing (se non altro per la sua indole commerciale) e, soprattutto, poiché questo 14 febbraio ho organizzato insieme a Claudio Bru (www.eblu.it) un evento speciale presso l’Ottica Bergamini di Saronno, bellissima azienda e mio cliente storico.

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Il nostro mestiere di comunicatori si presta a continue sperimentazioni. Non esistono ricette, non esistono molte regole e l’evoluzione di tutto il mondo on line e, soprattutto, dei social, ci costringe a inventarci sempre nuove modalità, spesso non codificate, per valorizzare le attività dei nostri clienti.

In questo caso, siamo partiti dall’esigenza di creare movimento e attenzione sui social, ma senza fare qualcosa di banale e fine a se stesso, piuttosto cercando di creare qualcosa di veramente memorabile.
Ferma nella mia convinzione che l’attività di comunicazione on line sia qualcosa di strettamente legato al mondo cosiddetto “reale” o, meglio, ne sia parte, ho provato ad applicare l’idea nell’ideare un evento. Sono stata aiutata dal calendario (San Valentino che cade di sabato è una combinazione molto favorevole) e ho immaginato qualcosa di veramente coinvolgente.

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L’idea di base è stata quella di portare le persone in negozio per un ritratto d’autore, che avesse in qualche modo un tema romantico. Siamo partiti dal bistrot e siamo arrivati a un bellissimo fondale con la Tour Eiffel, simbolo della città considerata dai più proprio la capitale dell’amore romantico.
Un po’ di comunicazione preventiva per invitare la clientela del centro ottico e la popolazione di Saronno a partecipare… e ci siamo lanciati in questo nuovo esperimento. Una giornata in prima linea che ci ha riempiti di soddisfazione e ci ha confermato e insegnato tantissime cose.

In primo luogo, la conferma che il punto vendita può (e deve) essere utilizzato sempre di più come una piattaforma relazionale: invitare le persone per vivere un’esperienza, così emotivamente coinvolgente, legata all’amore, e all’amore di ogni tipo (era questo il messaggio dell’iniziativa) è qualcosa di estremamente gratificante.

Abbiamo portato a Parigi, tramite questi ritratti: madri con i loro bambini, coppie di amici, sposi stagionati e coppie di ragazzini, famiglie con i loro cani adorati e anche single un po’ malinconici e un po’ innamorati di sè.

La conferma più grande è stata che la fotografia ha un aspetto esperienzale fortissimo. Che è in grado di fermare davvero il sentimento di un momento, di creare un ricordo. In condizioni tecniche non favorevoli, con persone assolutamente non abituate a trovarsi davanti alla fotocamera (e in qualche caso non abituate neanche a sorridere) sono venuti fuori ritratti pieni di vita, di emozione, in alcuni casi di gioia pura.

Gran parte del merito di questo esito è dato da chi sta dietro l’obiettivo: chi con impegno, pazienza e una poderosa dose di empatia ha saputo far sentire protagonista ognuna delle quasi 60 coppie che ha immortalato in una giornata.

Consegnavo le fotografie stampate al momento ai protagonisti del nostro breve viaggio e vedevo nei loro occhi la felicità di un gesto dimenticato da tempo, quello legato alla fotografia stampata, che il digitale ci ha rubato.

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Le reazioni sono state varie e variegate, ma i ringraziamenti si sono sprecati. Le persone erano davvero contente, sinceramente.

Come consulente di marketing, credo che questo evento abbia superato le aspettative: a distanza di 48 ore le interazioni su Facebook sono dell’ordine delle migliaia. In sede d’evento vi è stato grandissimo interesse per il negozio.

Ma di tutti i risultati ottenuti credo che il più importante, il più memorabile sia stato quello di regalare un momento di vero amore a chi è venuto a trovarci.

Siamo riusciti a prendere spunto da un’occasione così commerciale, in un ambito altrettanto commerciale come un negozio e ci abbiamo messo amore vero, che si è sentito e si è visto.

Tanto merito va a questi imprenditori che, nell’accettare la nostra proposta e il nostro progetto, hanno capito quanto fosse importante regalare un’emozione bella e vera ai propri clienti, un’emozione che è già un ricordo.

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La “Voglia d’amare” racchiusa in un mini set fotografico.

La “Voglia d’amare” racchiusa in un mini set fotografico.

Il punto di vista del fotografo del nostro evento di San Valentino
di Claudio Brufola

(il punto di vista di marketing è qui)

Quale migliore location per far vivere o rivivere momenti d’amore, che Parigi. Dunque lo sfondo per collocare la voglia d’amare è stato lo skyline della città di Parigi che si vede dal Trocadéro, immagine icona per molte jeunes couples mariés” in luna di miele.

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L’amore. Declinato nelle sue molteplici forme è entrato e l’ho fotografato nel punto vendita di Saronno dell’Ottica Bergamini.

Nel 1951 Genemore Bergamini inizia la sua attività, è un momento importante per la storia di Saronno, della Lombardia e del nostro paese. E con tutto l’entusiasmo di quel tempo costruisce la sua impresa, fondata sulle sue capacità professionali, sull’affezione al lavoro e sulla precisa convinzione che l’ottico dovesse mettersi al servizio delle persone, aiutandole a vedere meglio e sentirsi meglio.

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Una giornata speciale, una giornata densa di passione e gioia, è stata quella del 14 Febbraio appena trascorsa, dedicata all’amore e agli innamorati del mondo.

Durante questo shooting sono apparse ai miei occhi le molte e varie “categorie” d’amore, quella tra una donna e un uomo, quella per se stessi, quella per un figlio o un genitore, quella per il proprio animale e quella per il proprio amico; gli amori che rendono la vita bella e aiutano a superare momenti difficili o di solitudine.

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Non servono molte parole per intendere l’amore, ma voglio citare chi dell’amore ne ha compreso il senso, come Osho che nel suo “The Sound of Silence, the Diamond in the Lotus”, ne definisce l’aspetto fondamentale.

“L’amore è il nutrimento. Ma l’umanità è stata così confusa dai suoi leader che non conosciamo i regni più nascosti del nostro stesso essere. L’amore è di per se stesso nutrimento. Più ami e più troverai spazi in cui l’amore si espande sempre più intorno a te come un’aura.

Ma quel tipo di amore non è stato permesso da nessuna cultura. Hanno forzato l’amore in un tunnel molto stretto: tu puoi amare tua moglie, tua moglie può amare te; puoi amare i tuoi figli, puoi amare i tuoi genitori, puoi amare i tuoi amici. E hanno fatto sì che due cose si radicassero profondamente in ogni essere umano. Una è che l’amore è qualcosa di molto limitato – amici, famiglia, figli, marito, moglie. E la seconda cosa su cui hanno insistito è che ci sono molti tipi di amore. Ami in una maniera quando ami tuo marito o tua moglie; poi devi usare un altro tipo d’amore quando ami i tuoi figli, e un altro tipo di amore quando ami i tuoi antenati, la tua famiglia, i tuoi insegnanti, e poi un altro tipo di amore per i tuoi amici. Ma la verità è che l’amore non può essere categorizzato nella maniera in cui è stato categorizzato in tutta la storia dell’umanità. Avevano delle ragioni per categorizzarlo, ma le loro ragioni sono brutte e inumane, perché con questa categorizzazione hanno ucciso l’amore…

La ragione per cui tutte le culture hanno insistito sulla categorizzazione è che hanno avuto molta paura dell’amore, perché se nell’esistenza c’è l’amore, esso non conosce confini. E allora non puoi mettere gli indù contro i mussulmani, e non puoi mettere i protestanti contro i cattolici. E non puoi tracciare una linea dicendo che non puoi amare questa persona perché è ebrea, cinese. I leader del mondo volevano dividere il mondo, ma per dividere il mondo hanno dovuto fare una divisione fondamentale, cioè la divisione dell’amore.”

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“Con la cultura non si mangia”

“Con la cultura non si mangia”
Malauguratamente con questa infelice frase un politico stilò chiaramente il profilo mentale di molti italiani.

Ebbene si, molti italiani ne sono convinti e lo credono ed in questa categoria purtroppo entrano in bella compagnia, anche molti “fotografi” o aspiranti tali, che per loro formazione ignorano alcuni presupposti che compongono e danno la maturità professionale in ogni mestiere, che si vorrebbe invece ottenere con scorciatoie comode e alla portata di tutti, con facilità cognitive, con assenza di pensiero, con metodi replicanti, con guardare per copiare, con “workshop take away”.

Di “campus” di “academy” di “on the road” e di simili lodevoli iniziative ormai se ne contano centinaia, la maggior parte con evidenti e precise finalità prettamente commerciali spesso mascherate o addolcite da marketing casareccio e da un circo mediatico che confonde e fa breccia sulle molte “anime belle” che vorrebbero conquistarsi l’ambito appellativo di “photographer” senza alcuno sforzo mnemonico adeguato, come specchi magici, che attirano competenza, stile, creatività che poi avrebbero acquisito una volta tornati umani, ma avendo tra le mani solo giocattoli costosi e nella mente poco o niente.

Generalmente siamo soliti non ricordare le nostre radici, i nostri trascorsi, che danno invece gli strumenti e la giusta misura per capire e confrontare le varie tipologie di offerte commerciali, per avere raziocinio, per avere capacità di scelta sul mercato dei bisogni professionali e su i percorsi di aggiornamento professionale. Stranamente mi sorprendo ancora osservando tanti “operatori fotografici”, che ignorano semplici meccanismi da “televendita” convogliati e indirizzati in “tritatutto fotografici” che prescindono dalla esigenza primaria che un fotografo dovrebbe avere: la cultura.

Del resto se fossimo coscienti di questo concetto “terra-terra” non ci sarebbe questa proliferazione di “personal trainer” che conducendoti per mano ti fa raggiungere in pochi e semplici passi “l’eccellenza fotografica”. Costruire da zero il tuo approccio alla professione semplicemente entrando nel “team”, ma che bella cosa sarebbe.

Anni or sono, quando il fotografo ebbe chiaro di essere un soggetto economico attivo, quando la sua coscienza rivelò che dovesse essere un protagonista, quando vera formazione e informazione gli diede autorevolezza per divenire un interlocutore con le aziende che si nutrono della sua passione e del suo lavoro, iniziò un decennio di collaborazione, di sperimentazione, di lotta all’ignoranza, di affermazione della cultura e della qualità in un “mercato” selvaggio in una professione tutta “self made”.

Furono anni utili alla cultura fotografica, alla professione fotografica e alle aziende di prodotti fotografici, che crebbero anch’esse come coscienza sociale, esperienza imprenditoriale formando, con questa contaminazione, i loro dipendenti e la loro forza vendita, trasformando alcuni di loro da semplici rivenditori di materiali fotografici ad “allenatori personali “.

Questo connubio fece maturare esperienze di uomini e aziende, attraverso format allora innovativi che vengono ancora oggi usati e abusati, in veste decisamente poco innovativa adattandoli, alla meno peggio, ai giorni che viviamo, che sono giorni difficili per tutti.

In questa crisi generale che vede le aziende tagliare investimenti e risorse a causa di un grave restringimento delle vendite, anche il settore della fotografia è in profonda crisi, mostrando numeri preoccupanti che assottigliano sempre di più margini di profitto.

I ricorsi storici, vedono atteggiamenti spesso inefficaci che raschiano il barile vuoto di idee, un inutile film fuori contesto, un contrapporsi al nulla. Se è vero, come diceva Einstein che la crisi economica può essere una grande bene­di­zione per le per­sone per­ché la crisi porta pro­gressi, non si deve però pretendere che le cose cam­bino se con­ti­nuiamo poi a fare le stesse cose; sarebbe sempre minestra riscaldata.

Signori, in questo modo non si costruisce nessun futuro solido ne per la professione fotografica, ne per le vostre aziende e ne per i vostri futuri clienti, che rimarranno a livelli non competitivi con il resto del mondo, in particolare con i fotografi dei Paesi emergenti.

E qui la faciloneria dovrebbe cedere il passo all’inventiva.

Pensiamo ancora che stare a guardare un “fessacchiotto” passatemi il termine, che scatta foto ad una “modella” o ad una falsa coppia di sposi possa essere utile a qualcuno e indicarci una via giusta verso nuove professionalità richieste per riposizionare l’intero comparto fotografico?

Non sarebbe meglio e utile, spendere il proprio tempo a ricercare nuove idee, attivare confronti su nuovi contenuti e nuove forme espressive per acquisire un proprio stile professionale ? Non sarebbe meglio e utile, investire in ricerca e studiare i meccanismi che coinvolgono la comunicazione visiva con linguaggi e strumenti moderni per nuove forme di promozione personale ?

Capisco che la filosofia aziendale del profitto non può attendere e deve fare utili tutti i giorni, ma una maggiore consapevolezza e una decisa riflessione sull’utilità anche sociale di figure professionali consapevoli e preparate, può essere nel tempo una ricchezza e una rinascita per questo settore che sta regredendo paurosamente.

La fotografia ha subito nell’ultimo ventennio una serie di rivoluzioni e grandi cambiamenti nel modo di intendere la professione, portando a una crisi diffusa delle attività impostate in modo tradizionale. L’avvento del digitale, poi la diffusione di strumenti “ibridi” per la fotografia come smartphone e infine i social media, hanno reso la fotografia accessibile alla massa, modificando i gusti, le abitudini e le possibilità di condivisione, trasmutandone perfino la funzione sociale.

Un panorama apparentemente apocalittico può nascondere anche grandi opportunità, per chi ha la capacità di ripensarsi e cambiare prospettiva.

Se è vero che la fotografia è diventata “di tutti” è vero anche che il mercato dei potenziali estimatori della fotografia professionale si è moltiplicato.

Se è vero che c’è immagine ovunque è vero anche che si sono moltiplicati i canali tramite il quale un bravo professionista può esprimersi.

Forse sarebbe il caso di rivedere alcune priorità e ascoltare la propria coscienza di formatori, dando risposte serie a reali richieste di apprendimento, di conoscenza, di cultura.

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Contest FIIPA 2015 – Alcune considerazioni

Correvano gli anni quaranta e il neonato MoMA assunse come vice presidente Ansel Adams, già allora notissimo fotografo, che scriveva “la fotografia è una delle arti più vigorose e popolari del nostro tempo” : non una forma di comunicazione, non uno strumento scientifico, non un documento, ma arte.
Da allora la forma espressiva che diciamo fotografia non fu più la stessa. Due binari diversi videro lo sviluppo della fotografia moderna.
1947, nasce Magnum Photos che sancisce il passaggio da una condizione di corporazione professionale a quella di gruppo d’autori. Concetto che ritenevo scontato oggi, ma evidentemente non tutti i soggetti, che ruotano attorno al mondo della fotografia, hanno coscienza di ciò che sono o che vorrebbero essere: autori.

Direte: ma che cosa c’entra con un FIIPA.

Nel 1971 cessano le pubblicazioni di “Look” e “Life” e l’informazione è ad uso esclusivo della televisione fino alla deflagrazione digitale , alla rivoluzione della rete globale.
A poco meno di un secolo e mezzo dalla sua nascita la fotografia smette di essere definitivamente un nuovo mezzo di comunicazione e da arte matura è superata da strumenti nuovi come televisione e video.

Che contaminazione abbiamo allora nel confronto con questi mezzi di comunicazione di massa, quale valenza ha la fotografia nel confronto ?
Congiuntura storica e culturale che incide sull’opera dei fotografi e che mostra la nascita di due pratiche quella della documentazione oggettiva e quella della fotografia concettuale. Due approcci diversi ma che devono rispondere entrambi alla sollecitazione di una società e di una cultura con rivolgimenti epocali.
Qualche anno fa, ad Orvieto, sfogliando con Frank la sua edizione francese di “Les Americains” ( per chi non sa, Frank è considerato il padre della fotografia moderna) facevamo paragoni con alcune storie fotografiche che avevano partecipato agli Award Fiof e lui, genio senza scheletri e brutture dell’anima, mi citava Larry Sultan e Mike Mandel che ruppero alcuni schemi concettuali di racconto fotografico pubblicando nel 1977 “Evidence”, in italiano Prova, mettendo in scacco la nozione stessa di fotografia d’autore, dando voce e valorizzando la fotografia anonima, che potremmo equiparare a quello che circola oggi su i social. In qualche modo intuiva che saremmo finiti anche ai “selfie”, che una nuova era stava per cominciare.

Ultima considerazione a vostro beneficio. Andate prima a guardare “The Family of Man”, mostra fotografica organizzata nel 1955 da Steichen e poi leggete cosa ne disse Barthes, che cito: “Tutto, contenuto e fotogenia delle immagini, discorso che le giustifica, mira a sopprimere il peso determinante ella storia – vecchissima impostura – ad esempio la nascita e la morte presenti come temi della mostra, se togliamo la storia, il racconto, non c’è più nulla da dire”.
Per cui le fotografie dovrebbero sempre raccontare una storia, dovrebbero parlarci, e non solo mettere in mostra enfasi lirica di puro manierismo.

Ancora una cosa, per chi ama la fotografia documentaria. Oltre al road movie di Frank, gustatevi lo story board drammatico di Van der Elsken “Love on the Left Bank” del 1956. Fatto ciò, troverete senza dubbio maggiore stimolo e passione ed una ragione in più nel considerare la partecipazione ad un qualsiasi Contest fotografico, in particolare al FIIPA.

Claudio Brufola

P.S.

Per coloro che badano alla forma e meno ai contenuti, per coloro che amano la fotografia e non hanno paura delle sfide, per coloro che non hanno un cazzo da fare tutto il giorno:

1. FIIPA avrà un vincitore assoluto
2. Ogni categoria FIIPA avrà un primo, un secondo ed un terzo classificato a cui verranno “associati” per comodità simboli quali: Gold Award, Silver Award e Bronze Award.
3. Foto meritevoli avranno “Menzioni speciali
4. Nelle varie categorie verranno giudicate le singole foto e non la somma delle varie foto presentate dal candidato, in quanto si giudica la foto non l’autore.
5. Nella sezione Storia sarebbe utile, per una maggiore comprensione della stessa, una breve descrizione dell’intento autoriale.

Locanda dei sapori: dare volto ad un Aroma

Ecco un nuovo ristorante che si affaccia nel mondo della creatività culinaria italiana. A guidare e dirigere il quartetto di giovani cuochi della locanda sono Daniele e sua moglie Laura.

Ho trascorso con loro alcuni giorni e  qui vedete alcuni scatti da me realizzati per comunicare questa nuova impresa della migliore tradizione gastronomica italiana. Sono stati momenti piacevoli, in compagnia dei due giovani imprenditori Daniele e Laura, che spinti da pura passione per la cucina hanno realizzato il loro sogno.

Come tutti i giovani Daniele è pieno di entusiasmo e contemporaneamente mostra timida cordialità, e da pochi giorni finalmente “patron” della sua locanda, Aroma.

L’esperienza con uno dei migliori chef italiani (Ristorante Vissani di Todi) fa maturare la tecnica e il concetto della sua cucina, così Daniele unisce nei sui piatti tradizione e innovazione, con moderna sensibilità lavora la materia prima con risultati inconsueti, lasciando riconoscere, nello stesso tempo, i sapori ed i profumi di cui abbiamo memoria.

Aroma è un piccolo locale, con una decina di tavoli, immerso nel verde della campagna umbra. Lo chef lo definisce come il luogo dove esprimere la propria filosofia di vita, il culto del buon cibo consumato in tranquillità,  in un ambiente che ne esalta il gusto. Concordo.

“La mia proposta culinaria segue le mie più profonde convinzioni professionali: ovviamente ingredienti genuini, con un’attenzione particolare al territorio cercando di recuperare piatti della tradizione, quelli che ci preparavano le nostre nonne, rivisitandoli in chiave moderna. Credo che la cucina debba essere ricerca ma anche conservarsi con i gesti della tradizione, quei gesti antichi che hanno reso la cucina italiana la più rinomata al mondo”.  Questo il concetto semplice che troverete nelle proposte di Daniele Guidantoni.

Fotografie di Claudio Bru

 

Progetto ExpoPhoto2015 Lishui, Cina.

Un’altra sfida da cogliere, un altro progetto da realizzare. Un impegno da mantenere.

Il progetto ExpoPhoto2015 prevede la realizzazione di un padiglione italiano di fotografia nella città di Lishui, Cina.

Sarà l’eccellenza della fotografia d’autore italiana in mostra. Nuovi talenti e linguaggi fotografici attuali illustreranno al meglio  e compiutamente il nostro Paese in Cina.

Una esibizione fotografica di quaranta autori, i migliori e i più significativi sul mercato per continuare a costruire il ponte di cultura e di conoscenza tra Italia e Cina.

In contemporanea con l’Expo Milano 2015,  ExpoPhoto2015 sarà un biglietto da visita della nostra Bella Italia per il popolo cinese, per incentivare l’attenzione e la partecipazione all’evento mondiale di Milano,  favorendo e sollecitando il turismo cinese verso le nostre regioni.

Made in Italy, cultura, storia e architettura delle nostre città saranno illustrate in quattrocento fotografie d’autore, dieci per ogni artista,  nella più grande mostra fotografica mai realizzata in Cina.

Metteremo in mostra l’attività e la passione racchiuse in una selezione pregevole della fotografia italiana e, contemporaneamente, valorizzeremo prodotti e servizi tipicamente italiani nel continente cinese.

ExpoPhoto2015 si configura come una missione culturale e nel contempo di business, vuole offrire opportunità e la conoscenza dei nostri prodotti  con possibili scambi commerciali anche per quei settori artigianali artistici e della piccola impresa che nessuna istituzione sostiene ed incentiva nel mercato più grande del mondo.

ExpoPhoto2015 sarà un esempio del “fare dal basso”, di semplicità, concretezza e  partecipazione, per contrastare il declino della nostra cultura e del nostro stile di vita, promuovendo il “genio italiano”.
www.expophoto2015.net

 

Le Puglie, storie di terre e di vini – di Anna Gennari

Il racconto di un viaggio alla scoperta della regione attraverso i suoi vini.

Andrea Zanfi, toscano, autore fervente di ben oltre 50 pubblicazioni, insignito di riconoscimenti nazionali, europei e mondiali, racconta il vino pugliese nel libro Le Puglie, storie di terre e di vini, edito dalla Salvietti & Barabuffi Editori. “Un incontro casuale ma immediatamente costruttivo”, un racconto delle Puglie tanto diverse che emozionano, un viaggio antico che dagli antichi territori di Dauni, Peucezi e Messapi prende piede in un turbinio di immagini, storie e vitigni. Dopo anni di riflessioni, accumulate percorrendo in lungo e in largo l’Italia – dalla Sicilia al Friuli, dal Piemonte alle Marche, dal Veneto alla Lombardia, alla sua Toscana – e visitando direttamente oltre un migliaio di aziende, Zanfi continua dunque nel suo viaggio indagatore nel comparto vitivinicolo italiano e giunge in terra di Puglia. Il suo è un meticoloso ritratto della viticoltura pugliese e sui suoi tre vitigni autoctoni più rappresentativi: il bizantino Negramaro, l’elegante Nero di Troia e l’impetuoso Primitivo di Manduria, attraverso 39 aziende, sparse su tutto il territorio. L ’opera si avvale non solo del racconto di viaggio vissuto dall’autore nella regione dei trulli, ma anche di un reportage fotografico, realizzato dal fotografo romano Claudio Brufola, che ha raccontato in maniera vivace, fresca, nuova, la vocazione vitivinicola del territorio e i luoghi della regione più interessati da questa produzione. Con il tatto di uno stile affermato, che distingue la sua fotografia, ha saputo far risplendere quello che purtroppo non sempre viene compreso: la bellezza. I mpreziosiscono il volume la copertina Aspetto Lei dell’artista enoica salentina Arianna Greco, la collaborazione di Pasquale Porcelli, consigliere nazionale dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) e quella di Vincenzo Rizzi in qualità di consulente gastronomico. Andrea Zanfi da diversi anni sta effettuando un lavoro attento e capillare, ricercando non solo la migliore produzione enologica della nostra penisola ma soprattutto gli aspetti culturali che regolano i complessi comparti vitivinicoli delle regioni italiane, andando a sondare non solo il presente e il possibile futuro del settore, ma anche le scelte e le iniziative di tutti quei vignaioli che hanno saputo porsi all’attenzione del mercato nazionale e internazionale. L e Puglie, storie di terre e vini è un libro di immagini, di viaggi e di incontri con i protagonisti dell’enogastronomia di questo splendido territorio baciato dal sole e lambito da due mari, e come lui stesso racconta nell’introduzione, torna in Puglia dopo quasi quarant’anni per andare a riscoprire una penisola immensa e tanto lunga da dar l’impressione di non finire mai, ma che continua a stupire.

Il suo, come narra l’autore, è un viaggio attraverso “terre ricche di natura fantasmagorica, decifrabili a fatica nel susseguirsi ininterrotto di elementi solo a prima vista uguali, e invece così diversi uno dall’altro, anche a pochi chilometri di distanza”. Zanfi racconta la Puglia attraverso i dialoghi con i protagonisti dell’enologia pugliese, con quei personaggi che lavorano ogni giorno con costanza e sudore per ottenere grandi risultati: dallo sperone fino al tacco, per incontrare il Mediterraneo, dalle cave di Apricena sino agli strapiombi rocciosi del profondo sud, dall’area di Noicattaro a quella di Rutigliano, da Adelfia a Polignano e Conversano, così come a Canosa e Cerignola, fino al tarantino, la Messapia.

E poi Foggia, il Colosso di Barletta, la magnificenza della Cattedrale di San Nicola pellegrino a Trani, la città di Troia, le mura di Lucera e le cantine di San Severo, abbracciando Castel del Monte e Minervino o il vecchio borgo di Bari fino ad arrivare a Santa Maria di Leuca. Un libro da leggere, da consultare, da tenere in biblioteca, da sfogliare e da gustare con gli occhi, ma anche la possibilità di vedere sul web le immagini in un video-racconto edito da eblu.it . Un nuovo ed importante tassello che consente a tutti i lettori, siano essi semplici appassionati o professionisti del mondo del vino, di avere una fotografia dettagliata del fermento enologico pugliese e dei suoi protagonisti. Da segnalare “Lands people wine” la raccolta di 34 scatti d’autore, tutti rigorosamente in bianco e nero, realizzati per il volume “Puglie, storie di terre e vini” da Claudio Brufola, in mostra a Eataly Roma dal 5 giugno al 31 agosto, in collaborazione con Agi, Agenzia Giornalistica Italiana. Immagini vere che raccontano le terre pugliesi e le persone che le trasformano attraverso la cultura millenaria dedicata alla viticultura, valorizzando questo splendido territorio, perché, come dice l’autore “Nel nostro Paese bello la storia si può vivere nel sapore rosso di un vino forte, nel profumo dell’erba tagliata, in un cielo eterno che ha mille anime da raccontare“.

Fotografia corporate e reputazione aziendale.

La fotografia aiuta ad aumentare la reputazione di una azienda? Se l’azienda tiene alla sua reputazione, si. Se l’azienda ha una reputazione, si. Se l’azienda ha persone che capiscono questo concetto, si.

Tutte le imprese utilizzano lo strumento di comunicazione  per immagini o visual communication, ma non tutte hanno la capacità  di portare risultati o lo fanno in modo efficace, alcune in modo inconsapevole, altre in modo decisamente errato.

La fotografia riproduce l’immagine del mondo declinandola in diversi modi con forza e violenza o con pacata delicatezza usando il gioco di chiaroscuri, come i pittori sanno fare, ma in modo ancora più approfondito.

Con l’immagine fotografica possiamo modificare la realtà o anche renderla migliore. Il linguaggio forte  che la fotografia ha non è quello descrittivo, ma evocativo. Una sola immagine, può raccontare anni di vita, storie di generazioni future. La capacità narrativa della fotografia ha efficacia comunicativa incredibile, che spesso supera la stessa parola scritta attribuendo ad essa un valore aggiunto e nel migliore dei casi sostituendosi ad esse.
Il potere contenuto in una foto, già notevole di per sé, nell’era del web odierno nel quale i contenuti sono infiniti e immediatamente disponibili, risulta addirittura amplificato, perché un’immagine lascia il segno e può più di mille parole scritte e non lette o scorse distrattamente, senza residui nella mente.

Velocità e poco tempo per l’informazione ci impongono che la percezione del messaggio deve essere immediato. Trasmettere sensazioni, concetti, stili di vita, prima di semplici dati che richiedono analisi e tempo a disposizione. Il ruolo dell’immagine è anche questo, cogliere mnemonicamente infiniti messaggi che come milioni di bit formano poi i concetti che fissiamo nella nostra coscienza visiva a supporto di idee e di ricordi o di speranze e sogni. La comunicazione di massa si fa con le immagini non con le parole.

La comunicazione è  sempre più in rete, la rete vuole trasparenza,  e cosa hai da mostrare se non la tua faccia ? Dunque pensa a come mostrare al meglio la tua faccia.

Una fotografia di qualità indirizza l’attenzione di chi osserva sul messaggio che l’autore intende comunicare, rafforzandone al tempo stesso la potenza espressiva e le potenzialità di diffusione virale. Il suo decente utilizzo nella comunicazione è indispensabile. Nella comunicazione aziendale non si può prescindere da questo strumento efficace e potente: l’immagine illustra l’identità di un’azienda, fondamentale per la sua comunicazione esterna, ne supporta la reputazione, ne fissa i canoni, ne esalta le qualità.

L’identità aziendale è ovviamente anche visiva e la fotografia ne è conferma e riassunto contemporaneamente, di ciò che l’azienda rappresenta ed è, il suo biglietto da visita e il luogo di riconoscimento, il post nella memoria del cliente.
Per cui la fotografia corporate deve trasmettere al meglio coerenza, uniformità, riconoscibilità di quella azienda .
La fotografia corporate è il marcatore visivo dell’azienda, l’immagine corporate trasmette i valori dell’azienda, ne descrive la mission e ne esalta la reputazione raccontandone la strategia, con un messaggio “trasparente” per tutti coloro che la vogliono conoscere.

Per cui affidarsi ad una fotografia di qualità è doveroso per un’azienda che vuole essere riconosciuta come positiva, trasparente, affidabile o semplicemente farsi “ricordare” e che voglia affermare, da leader,  la sua esistenza in mercati sempre più veloci e digitali.
La collaborazione con esperti fotografi e specialisti dell’immagine per la comunicazione aziendale è un investimento imprescindibile per un’azienda 3.0.

Il linguaggio universale nell’era della globalizzazione sono le immagini, le fotografie sanno farsi capire, parlano a tutti, a prescindere dalla lingua, dalla razza, dai luoghi.

Nell’attuale panorama della comunicazione il considerare la fotografia come elemento secondario o peggio quale orpello comunicativo non è solo un errore di strategia o di interpretazione, è un errore simile a quello che potrebbe compiere una specie che non si evolve, è un errore genetico, una involuzione della “specie aziendale”.

Le parole anche in questo contesto servono a ben poco, solo un’immagine racconta la sua potenza comunicativa in modo efficace. Provare per credere.