Tag : reportage fotografico

HomePosts Tagged "reportage fotografico"

Claudio Brufola autore della mostra “Ombre cinesi in movimento”

Qual è stato il suo primo impatto con la Cina? Cosa la affascina di più in quei luoghi?

Nell’immaginario collettivo la Cina ha due possibili visioni, una data dalle numerose comunità di cinesi che vivono nel nostro paese, l’altra dalla conoscenza documentaria che ognuno di noi ha della realtà cinese che i media illustrano. Bene, nessuna delle due rende l’idea di questo incredibile ed affascinante “continente”. Del mio primo viaggio in Cina, la frase che meglio definisce il mio stato d’animo e’ “un paese meraviglioso e contraddittorio”. La Cina di oggi offre nei suoi aspetti visibili al turista, al viaggiatore, la sua millenaria cultura e nel contempo la sua voglia di riscatto economico. Mostra, con una forza dirompente di una civiltà sopita e mai piegata, la possibilità di essere un paese leader nel prossimo futuro. Il fascino della Cina risiede innanzitutto nei suoi giovani, motivati e determinati, nelle donne che acquistano sempre di più un ruolo fondamentale nella società, ma sopratutto nei tanti adolescenti che liberi di apprendere e di conoscere, saranno una classe dirigente davvero formidabile.

Sicuramente, nel corso dei sui viaggi, avrà avuto la possibilità di cogliere i mille volti di questo Paese, ma c’è, tra gli scatti che propone in “Ombre cinesi in movimento” uno, in particolare, che rappresenta la sua immagine interiore della Cina?

In verità ve ne sono più di uno, ma diciamo che dovendo selezionare ricordo con particolare interesse uno scatto effettuato nelle vicinanze di Lishui, nella provincia dello Zhejiang. Città moderna e produttiva che ha saputo coniugare sviluppo e progresso, mantenendo gli aspetti millenari di un paese dove il tempo scorre in modo completamente diverso dai nostri canoni di misura. In un villaggio sulle rive di un lago, una comunità di pescatori vive la sua tranquilla esistenza nel rispetto della natura e dell’uomo, dove gli anziani mostrano, in un giorno qualunque, serenità giocando a domino. Non ricordo chi affermasse che la felicità di un popolo si misura da quella degli anziani e dei bambini; bene, allora questo popolo e’ a metà strada nella ricerca della felicità.

Perchè proprio “Ombre cinesi in movimento” come titolo della sua collezione?

Come può immaginare, il titolo del monografico lo ha deciso il mio direttore dopo aver visionato il servizio, ma ritengo che la sua decisione sia ineccepibile e molto attinente allo spirito del mio lavoro in Cina. Credo che facendo un parallelo tra l’antica arte delle ombre cinesi, immobili e riflesse, e l’attuale sviluppo economico della Cina di oggi, dobbiamo prendere atto che si preparano ad un cambiamento radicale; le vedremo presto su di una ribalta ben illuminata, a colori e tridimensionali, come del resto il popolo cinese dimostra di essere: un popolo decisamente in movimento.

Si dice che in Cina l’inquinamento renda le città, soprattutto le metropoli, quasi sempre nebbiose, come ricoperte da una cappa di fumo; lei, in quanto fotografo, ha notato una luce particolare che, in qualche modo, ha influenzato i suoi scatti?

In fotografia e’ la luce che determina lo scatto, nel senso che ne determina l’ambientazione. Il tipo di luce, per un reporter non e’ fondamentale, ma sei tu che ti devi adattare a quel tipo di luce e sfruttarla al meglio, “piegarla alle tue necessità “, immaginare il taglio dell’inquadratura, realizzare lo scatto elaborando le tue conoscenze della situazione e del posto in cui sei. Spesso non hai l’opportunità di tornare a ripetere le riprese o rivisitare quei luoghi per mancanza di tempo.
Per cui devi rendere al meglio in qualsiasi situazione, anche di luce. Detto questo posso dire che prima di incamminarti per la tua giornata di lavoro confronti il servizio meteo con i tuoi appunti e decidi quale luce, quale atmosfera meglio si adatta ai luoghi che vuoi mostrare, allo stato d’animo che vuoi trasmettere, alla storia che vuoi raccontare attraverso le tue esperienze. Beijing, come tutte le megalopoli, soffre di un inquinamento pazzesco, ma ci sono anche giornate ventose che rendono il sole visibile ed il cielo azzurro, ma in generale la luce è filtrata da una nebbiolina persistente che rende l’atmosfera ovattata e rarefatta.

Parliamo della foto di Piazza Tian’anmen: la scelta di un’atmosfera cosi’ nebbiosa e’ casuale oppure attentamente studiata per veicolare il ricordo dei terribili avvenimenti che nel 1989 insanguinarono quel posto?

Come accennavo, prima di incamminarmi vedo le previsioni meteo, e così feci quel giorno. La mia intenzione era di mostrare piazza Tienanmen poco percepibile quasi in penombra, un po’ in oblio come lo è per gran parte dei cinesi. Non volevo rendere l’immagine della piazza sfavillante come la vediamo nelle parate militari, ma neppure “noire'” come nei nostri ricordi di occidentali di quei tragici giorni. A vent’anni di distanza avrei voluto mostrarla oggettivamente come è nello spirito e nella volontà della maggioranza dei cinesi oggi, appunto come un ricordo nebbioso e sfumato delle loro coscienze.

Nella sezione “I Mille Volti della Cina” lei presenta scatti di persone cinesi in situazioni di vita quotidiana. Aveva già in mente quali sarebbero stati i Volti della Cina che avrebbe voluto rappresentare oppure e’ stata una scoperta casuale? In sostanza, è stato lei a cercare i suoi soggetti o sono stati loro a trovare lei?

La professione del reporter, se fatta con passione, ha delle regole a cui non puoi sottrarti. Per realizzare un lavoro devi prepararlo prima con ricerche ed idee che poi confronterai ovviamente sul posto. Non volevo raccontare questa piccola parte di Cina in maniera iconoclastica. Mi sono lasciato contaminare da ciò che appariva ai miei occhi, senza applicare preconcetti e sovrastrutture che appartengono al nostro modo di vedere, altrimenti si rischia di essere parziali e di parte. Ripeto, l’idea che avevo era frutto delle mie superficiali conoscenze che si sono imbattute in centinaia di storie da raccontare. Una per tutte: il vecchio Lou che ha combattuto molti anni al fianco di Mao ora vive gli ultimi anni della sua vita sereno, con la sua umile famiglia, ed espone con orgoglio foto e medaglia del Partito sulla parete di legno della sua casa, a ricordo di tutta la sua intera esistenza. Non potrà mai immaginare, che tra la merce polverosa esposta da un rigattiere di Beijing c’e’ un quadro con il ritratto di Mao Tze-Tung che si vende ormai come souvenir per qualche nostalgico turista. In questa professione non ci sono soggetti, ma storie reali che racconti, che saranno poi, per sempre parte della tua vita, della tua storia.

Molte sue foto rappresentano una Cina che sembra lontanissima nel tempo, ancora strettamente legata alle sue tradizioni e alla sua storia e forse poco conosciuta a noi occidentali. Secondo lei, cosa e’ rimasto effettivamente di quel paese tanto distante da noi?

Sinceramente dal punto di vista quantitativo non moltissimo, ma molto ancora per la qualita’ dei luoghi.Forse per come si sono formate le coscienze e le culture dei singoli, che possiamo ancora rivivere aspetti tradizionali e antichi usi comuni. Comunque, ora molte amministrazioni locali sono molto attente a mantenere intatte le risorse anche naturali che racchiudono in se  la storia del popolo cinese.

Noi occidentali, mediamente, abbiamo una percezione ed una conoscenza della Cina che si basa sui prodotti a basso costo dei mercatini rionali, o dei ristorantini delle chinatown sparse per il mondo, o nelle ipotesi migliori dai racconti di Marco Polo. La cultura e la tradizione popolare cinese in moltissime province, fuori dalle grandi metropoli e’ ancora molto viva. Ricordo durante un mio viaggio verso il nord ho potuto assistere ad uno spettacolo teatrale che si svolgeva sulla piazza di un villaggio di poche anime, portato la da una compagnia itinerante di tutto rispetto, e raccontava ancora le gesta di un qualche imperatore, tra i sedici della dinastia Ming. Questi giovani attori riescono ancora a stupire e ad attrarre centinaia di spettatori recitando la storia millenaria di questo paese; del resto come si dice, un paese che non ha memoria del suo passato non ha neanche un futuro. A tal proposito, non riesco ad immaginare una compagnia teatrale  che rappresenti con successo il Giulio Cesare in qualche paesino dell’Irpinia.

Alessandra Spalletta

Visualizza la gallery con le fotografie della mostra

http://www.agichina24.it/l-intervista/notizie/autore-delle-foto-della-mostra-ombre-cinesi-in-movimento